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Il cambiamento che stiamo vivendo

4 minuti

Il cambiamento che stiamo vivendo sta coinvolgendo a 360 gradi ogni organizzazione, a cominciare dai pilastri su cui esse si sono da sempre basate. 

I modelli tradizionali per analizzare il contesto competitivo di un’azienda sono cambiati e possiamo affermare con convinzione che se Michael Porter riscrivesse oggi il suo famoso saggio sulla Teoria del Vantaggio Competitivo, parlerebbe certamente di vantaggi di processo, di prodotto ma anche di vantaggio da presenza e competenza digitale.

Il mercato, la competizione e i concetti di attrattività e di valore percepito sono anch’essi radicalmente mutati. E’ proprio in questo contesto di discontinuità che l’opportunità

di combinare ed assemblare un’incredibile varietà di componenti e informazioni disponibili sulla rete, consente di elevare la creatività e le aspirazioni individuali, delle imprese e delle istituzioni come mai in passato. 

Questo principio vale anche per gli utenti finali che non sono più aggregabili in “clusters” con esigenze ben definite: individui e gruppi si aggregano e si dissolvono in modo fluido e rapido e portano con sé bisogni nuovi, latenti, in grado di mutare in modo continuo e cospicuo.

Cambiano, quindi, i modelli con cui ci si relaziona con i clienti, e con essi le modalità di fruizione di servizi e contenuti.

Il tutto avviene all’interno di un contesto a sua volta mutevole. Sono soggette infatti a una sempre più veloce obsolescenza le tecnologie, i cicli di vita delle applicazioni, dei prodotti e dei servizi, dominati dalla pressione del tempo che diviene uno dei criteri guida di riferimento delle nostre scelte per reagire al cambiamento in modo strategico, forse il principale.

Sapere quindi orientarsi in modo corretto in questi nuovi ecosistemi richiede non solo la capacità di prendere le decisioni strategiche giuste, ma anche di disporre di strumenti di valutazione e interpretazione adeguati (“Tool”) e delle competenze necessarie (“Skill”) per rimanere attrattivi sia nei domini in cui ogni organizzazione già opera sia in ecosistemi potenziali; raggiungibili attraverso correlazioni impensate e talora impreviste e abilitate dalla correlazione tra tecnologie, settori e ambiti di attività. Innumerevoli sono le opportunità generate dall’incrocio di questi diversi “mondi” a noi disponibili e sorprendenti saranno gli esiti che ne deriveranno.

Oggi non potremmo di certo immaginare più una azienda che non sia Internet Native, strutturalmente orientata a dati predittivi (Advanced Analytics) perché non c’è più tempo per l’interpretazione dei trend storici, naturalmente capace di esporsi e di integrarsi con terze parti attraverso un ecosistema di interfacce pubbliche (Open Partner Ecosystem & API), agile nel modificare i propri processi, applicazioni e capacità delle infrastrutture in tempi brevissimi (DevOps), sensibile a micro variazioni del sistema attraverso strumenti di monitoraggio pervasivi (IoT) che producono una infinità di Dati che devono essere elaborati in tempo reale (AI), per creare un servizio critico per altri operatori che devono prendere decisioni sul campo immediatamente (Augmented Reality) e la cui fonte deve essere certa e certificata (Blockchain).

Reinventarsi da capo sarebbe la soluzione ottimale. Ma siccome questo non è così facile, e certamente non lo è per molte aziende, istituzioni pubbliche e finanziarie che hanno processi complessi e pervasivi, dobbiamo gestire quindi la transizione attraverso scelte appropriate in grado di incrementare positivamente la specifica readiness digitale. E questo è per noi il primo fondamentale tassello di qualsiasi strategia di Digital Transformation.

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